Sono un fotografo amatoriale, nato nella metà degli anni '50, da una famiglia di pasticceri di lunga tradizione provenienti dalla Val Zoldana, in Veneto, e stabilitisi in Friuli a fine '800. Mio nonno materno, giardiniere esperto, veniva dal Carso triestino, mentre mia madre, solare e premurosa, era una gran cuoca. Mio padre, eccellente pasticcere, ha sempre avuto una passione per i cavalli, in particolare per i trotter. A 51 anni ha deciso di trasformare questa passione in lavoro, acquistando un vecchio mulino e dedicandosi all'allevamento di cavalli da trotto, diventando di fatto agricoltore.
Avevo 9 anni all'epoca e da quel momento non ho più smesso di frequentare quel vecchio mulino in mezzo alla campagna, che ha segnato indelebilmente la mia vita, alimentando il mio bisogno innato di contatto con la natura, gli animali e gli uccelli in particolare. A 23 anni ho acquistato la mia prima reflex usata, una Yashica TL Electro X ITS con un obiettivo Tamron da 400 mm, e ho iniziato a fotografare uccelli, ma senza alcun successo.
Chiaramente, non si vive solo di sogni. Così, a vent'anni, ho cominciato a lavorare come magazziniere in un'industria dolciaria. Dopo qualche anno, sono diventato programmatore di computer, partendo da elaboratori che oggi sono parte dell'archeologia informatica. Verso la fine degli anni '90 sono diventato direttore amministrativo con delega al personale e all'informatica.
Ho un fratello più grande di me che nella vita mi ha aiutato molto, al quale sono molto legato, anche se non ci frequentiamo spesso.
Sono felicemente sposato e ho due figlie laureate che, pur per strade diverse, sono approdate entrambe all'informatica, entrambe lavorano all'estero e a livelli decisamente più alti del mio.
Già da piccolo avevo una forte attrazione verso il mondo animale e per gli uccelli in particolare. Negli anni Sessanta, la sensibilità verso gli animali era molto diversa da quella di oggi. Il modo più semplice e comune per avvicinare gli uccelli era la cattura. Li si tratteneva in piccole gabbie, i più fortunati in voliere. Anch'io, a casa dei miei, avevo una voliera con diversi passeracei come fringuelli, verdoni, peppole, cardellini e lucherini.
Di quella voliera mi è rimasto particolarmente impresso l'ortolano, con il suo anello perioculare giallino e il suo canto notturno monotono e sottile. Quest'anno l'ho finalmente fotografato, ma ci sono voluti più di cinquant'anni per ritrovarlo!
Ricordo poi i grandi stormi di peppole e lucherini durante la migrazione autunnale, il pigliamosche e l'averla piccola, un tempo abbondanti e nidificanti lungo i filari di gelsi e viti. Come la maggior parte delle cose disponibili e abbondanti, non sembravano avere un grande valore: erano la normalità.
Forse la percezione di questa "normalità" ritenuta di poco valore ha in qualche modo giustificato il profondo cambiamento della nostra campagna. Non ci sono più i grandi stormi autunnali, i filari di gelsi e viti, i boschetti misti di acero, acacia, corniolo sanguigno, olmo, ontano ed altre essenze. L'agricoltura intensiva, fatta di ordinati e monotoni latifondi, ha preso il posto dei piccoli appezzamenti. I fiumi e le rogge sono stati canalizzati e privati degli alberi che ornavano le sponde. L'humus della terra, i funghi, gli insetti, i pesci e via via tutti gli animali selvatici sono quasi scomparsi, con l'eccezione delle specie più opportuniste e adattabili all'ambiente degradato.
Abbiamo barattato il benessere e il progresso tecnologico con la bellezza e la varietà dell'ambiente. Tutto questo ha fatto evolvere la mia sensibilità e la mia attenzione verso gli animali selvatici, che ora considero merce rara e preziosa da tutelare in ogni modo e da trasmettere, quanto più integra possibile, alle future generazioni.
Non catturo fisicamente gli uccelli e cerco di non recar loro disturbo. Catturo la loro immagine attraverso la fotografia e non ho ancora capito bene se mi piace veramente fotografare oppure se la fotografia non è altro che una scusa per passare più tempo possibile in ambienti selvaggi a contatto con animali liberi di vivere la propria vita.