Scricciolo (Troglodytes troglodytes), Wren, Gjerdesmett (NO), Zaunkönig (DE), Stržek (SI), Favìta (Friulano)
Il nome latino a sua volta derivato dal greco significa cavernicolo, abitante delle caverne, per la sua abitudine di fare il nido in anfratti, tra le radici degli alberi o tra le rocce affioranti sul terreno o sotto cumuli di legna abbandonata nel bosco. Pare che il maschio, in primavera, prepari diversi nidi nel suo territorio, per poi attirare una femmina col suo canto. Quando una femmina mostra interesse la conduce a vedere i diversi nidi preparati, se uno di questi va bene alla signora allora i due convolano a nozze e la femmina si occupa delle rifiniture del nido con peli e piume.
Lo scricciolo è uno dei pochi uccelli che usano il nido come dormitorio, per un certo tempo, anche al di fuori del periodo riproduttivo.
Si tratta di un uccellino molto piccolo, pesa una decina di grammi, ma molto vivace e resistente. Ha una postura caratteristica con la coda rivolta in alto, quasi perpendicolare rispetto al corpo, cambia spesso direzione del corpo ruotando di 180 gradi con un saltello e di tanto in tanto si rannicchia fulmineamente piegando le “ginocchia” e chiudendo contemporaneamente gli occhi: quasi un tic. Generalmente lo si trova in zone cespugliose, in cumuli di legna e tra alte erbe dove vive quasi a contatto col terreno, spostandosi tra la vegetazione in cerca di insetti di cui si nutre.
Una vecchia poesiola friulana immagina un dialogo tra il pettirosso (petarôs) e lo scricciolo (favìta):
Favìta,
favìta sbita,
val plui la me cudita
che no duta la to vita.
Petarôs
giamba di frôs
sbitîa ciaranda,
metiti una mudanda!
Scricciolo,
scricciolo cacchetta,
vale più la mia coda
che tutta la tua vita.
Pettirosso
gamba di stecco
smerda cespugli,
mettiti le mutande!